Il colibrì, di Sandro Veronesi
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Il colibrì, di Sandro Veronesi

Il colibrì, di Sandro Veronesi

Per qualcuno è un libro pensato e scritto per lo Strega, per qualcun altro un puro esercizio di stile. Per me Il colibrì è un buon libro, e mi basta.

Sandro Veronesi apre a molte suggestioni attraverso l’utilizzo di finestre tematiche e temporali, e se viene spontaneo chiedersi come la narrazione riuscirà a dare corpo all’anima è altrettanto vero che lo si scopre molto presto, esattamente nel momento in cui si realizza che l’aspetto più interessante del romanzo sia partecipare alle emozioni dei personaggi, più che seguire i fatti che ne caratterizzano le vite.

Che la si intenda come insieme di persone o sentimento, è l’umanità la grande protagonista del romanzo, e trova sfogo nelle diverse caratterizzazioni.

Il colibrì

Marco Carrera è un medico oculista e lo incontriamo quando, ormai adulto, ripercorre delle fasi cruciali della vita; lo chiamano il colibrì perché da bambino era sotto il percentile standard, e questo soprannome profetico, legato a un animale che sbatte incessantemente le ali per rimanere fermo, gli rimane appiccicato per tutta la vita.

Dovrebbe essere noto – e invece non lo è – che il destino dei rapporti tra le persone viene deciso all’inizio, una volta per tutte, sempre, e che per sapere in anticipo come andranno a finire le cose basta guardare come sono cominciate. In effetti, quando un rapporto nasce, c’è sempre un momento di illuminazione nel quale si riesce anche a vederlo crescere, distendersi nel tempo, diventare ciò che diventerà e finire come finirà – tutto insieme. […] Ma si tratta di un momento, per l’appunto, e poi quella visione ispirata svanisce, o viene rimossa, ed è solo per questo che le storie tra le persone producono sorprese, danni, piacere o dolore imprevisto.

Il colibrì è una storia fatta di storie che prendono il via dall’immobilità di un ragazzo che si fa uomo e in questo arco temporale prova a riempire i vuoti della vita in maniera talvolta efficace, più spesso maldestra. Marito infedele, padre a tentoni, nonno devoto, Marco Carrera è l’emblema di un uomo che nella continua ricerca di un punto fermo non si accorge che forse è il movimento la chiave della sopravvivenza.

Gli fanno da contraltare la sorella e il fratello, la moglie, l’amante, la figlia e la nipote che rincorre in continuazione senza comprendere che quegli affetti non stanno fuggendo, stanno vivendo.

Una storia ricca, profonda e commovente con un finale che racconta la vita con la delicatezza e l’amore che sempre dovrebbero esserle destinati.

Veronesi, Sandro, Il colibrì, la nave di Teseo, 2019, pp. 368, euro 20,00

Sandro Veronesi ha compiuto i suoi studi nel campo dell’architettura, optando definitivamente per la scrittura a 29 anni. Risale infatti al 1988 il suo primo libro Per dove parte questo treno allegro. Con Gli sfiorati Veronesi inizia a rivelarsi come uno scrittore fantasioso e raffinato. Nel 1992 esce Cronache italiane, raccolta di articoli apparsi per la maggior parte sul supplemento domenicale de il Manifesto negli anni tra il 1988 e il 1991.  Dopo lo studio sulla pena di morte nel mondo (Occhio per occhio), Veronesi scrive Venite, venite B 52 (vincitore del Premio Fiesole nel 1996), con cui si allontana fatalmente dalla narrativa della tradizione italiana, avvicinandosi a certi autori americani della cultura psichedelica, come Thomas Pynchon o Tom Robbins e ponendosi come figura atipica della nostra narrativa. La forza del passato (2000) vince il premio Viareggio e premio Campiello (da cui è poi tratto l’omonimo film di Piergiorgio Gay) e Caos calmo (2005) il premio Strega, poi film nel 2007 diretto da Antonello Grimaldi ed interpretato da Nanni Moretti. Il film è stato in gara al Festival di Berlino 2008. Del 2010 il romanzo XY edito da Fandango, vincitore del Premio Flaiano 2011 e del Premio Superflaiano 2011. Nel 2011 sempre per Fandango Libri è uscita la raccolta di racconti Baci Scagliati Altrove. Nel 2012 Fandango ripubblica Gli sfiorati, “Un omaggio a Roma” come lo stesso autore definisce il romanzo da cui è tratto il film omonimo di Matteo Rovere. L’anno successivo esce per Bompiani Viaggi e viaggetti. Finché il tuo cuore non è contento.Del 2014 il romanzo Terre rare (Bompiani), vincitore del Premio Bagutta 2015, in cui ritorna Pietro Paladini, già protagonista di Caos Calmo; del 2015 Non dirlo. Il vangelo di Marco (Bompiani); del 2016 Un Dio ti guarda (La Nave di Teseo), del 2018 Cani d’estate (La Nave di Teseo), del 2019 Colibrì (La Nave di Teseo). Ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie.

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