Le tre notti dell’abbondanza, di Paola Cereda
Quanta bellezza e quanta forza nella scrittura di Paola Cereda.
Uscito per la prima volta nel 2015, Le tre notti dell’abbondanza ha oggi una nuova vita grazie a Giulio Perrone Editore, e tornare ad avere a che fare con le storie e le verità che si intrecciano in questo romanzo è una benedizione.
Irene Rusto a metà anni Ottanta è una quindicenne e sa poco di quello che accade oltre i confini di Fosco, il paesino della Calabria dove vive insieme ai genitori e ai fratelli. Il perimetro della sua vita non sembra potersi allargare oltre le strade che conosce, le facce che incontra da quando è nata, il futuro che qualcun altro probabilmente sceglierà per lei. Però sente che può provare a gettare lo sguardo oltre quello che vede e che che comincia a non piacerle più.
Non le piace che zi’ Totonnu, il boss della zona, e i suoi gnari si chiudano sempre nella pizzeria del padre per discutere di questioni che odorano di malaffare. Non le piace che la madre dia tutte le sue attenzioni all’unico figlio maschio e se ne infischi di lei, e non le piace che sotto il paese, a picco sulla scogliera, ci sia un mare al quale lei non può arrivare perché l’unica scala per raggiungere la spiaggia è impraticabile.
Non le piace quello che vede, ma sa che non può raccontarlo. Allora lo disegna, e dà vita a un mondo del quale solo lei conosce i codici.
Le tre notti dell’abbondanza
Irene è una bellissima giovane donna, e attrae inconsapevolmente le attenzioni di maschi le gravitano intorno. Lei però ne vede solo uno, Rocco, il cui padre si è mortalmente macchiato della colpa di aver tradito Tototnnu garantendosi anche post mortem il marchio dell’infame. Tra i due nasce un sentimento al quale non si sforzano di dare un nome ma che li unisce profondamente, e proprio in una notte speciale che doveva profumare di baci e carezze, si trovano ad ascoltare involontariamente una conversazione che segna il loro futuro. Sono nascosti sotto una panca in chiesa, terrorizzati all’idea di essere scoperti, quando sentono parlare di un sequestro, di lotte tra famiglia, e forse di morte.
Quel momento segna il passaggio tra un prima fatto di speranze, e un dopo fatto di realtà. Irene e Rocco, e con loro Angiolino, il figlio di Totonnu che in virtù dell’amore per il colore rosa, per i trucchi e i vestiti da donna viene considerato dal padre una sorta di maledizione divina, capiscono che dovranno scegliere cosa voler diventare da grandi, e cominciano a crescere.
Tanto feroce quanto delicato, Le tre notti dell’abbondanza è un romanzo che si costruisce per sottrazioni. Tutto ciò che a questi ragazzi viene impedito di fare, diventa la molla per spingerli a superare i limiti propri, o quelli della società nella quale vivono. La malavita organizzata fa da sfondo a una storia cruda che non lascia spazio a redenzione o pentimento, ma che sfocia in una conoscenza importante del sé e un pochino anche del mondo.
Cereda, Paola, Le tre notti dell’abbondanza, Perrone, 2020, pp. 210, euro 18,00
Paola Cereda è una psicologa, è nata in Brianza ed è appassionata di teatro. Dopo un lungo periodo come assistente alla regia in ambito professionistico, è andata in giro per il mondo fino ad approdare in Argentina, dove si è avvicinata al teatro comunitario.
Tornata in Italia, vive a Torino e si occupa di progetti artistici e culturali nel sociale. Vincitrice di numerosi concorsi letterari, è stata finalista al Premio Calvino 2009 con il romanzo Della vita di Alfredo (Bellavite).
Piemme nel 2014 pubblica Se chiedi al vento di restare. Per Giulio Perrone Editore ha pubblicato nel 2019 Quella metà di noi, candidato al premio Strega, e Le tre notti dell’abbondanza.