Eravamo il sale del mare, di Roxanne Bouchard
Se l’inizio della storia è tra i più comuni, ovvero una figlia che va alla ricerca della madre biologica che non ha mai conosciuto, sono originali e interessanti l’ambientazione e lo sviluppo della trama.
Non avevo mai letto un giallo canadese, e ammetto di aver cercato su Maps l’esatta collocazione di Caplan, il luogo dove si svolge il tutto; ho scoperto che il comune si trova in una penisola del Canada dove i colori sono davvero colori, dove la luce può ferire gli occhi e il mare esprime la sua natura impetuosa. Una meraviglia, insomma.
Catherine Garant ha trentatré anni e nonostante la sua vita rientri apparentemente tra quelle magari non brillanti ma quantomeno soddisfacenti, pensa di non riuscire più a provare emozioni di alcun tipo, e ha la sensazione che il mondo le scorra a fianco mentre lei, invisibile e inudibile, rimane ferma.
Un movimento però lo fa, e va per l’appunto in Canada sulla scia di una lettera criptica che le dà delle precise coordinate da seguire, e che la mette sulle tracce della donna che, almeno biologicamente, è sua madre. Quando approda in Gaspésie quello che trova è un luogo dettato dai ritmi del mare intorno al quale ruotano l’economia e anche la vita sociale degli abitanti. Tutto è diverso in quel luogo, comprese le persone che sembrano particolarmente unite e complici, e poco interessate alla frenesia del mondo.
Catherine si sistema in una pensione persuasa ad assecondare il diverso movimento della vita, ma quando un peschereccio riporta a riva il cadavere di Marie Garant, impigliato in una rete da pesca, il ritmo cambia.
Tocca al sergente Moralès, messicano naturalizzato canadese e trasferito in Gaspésie da neanche un giorno, indagare sul caso nel quale si ritrova coinvolta immediatamente anche Catherine. Per ironia della sorte sono due stranieri a dover scoprire i segreti di un luogo placido solo all’apparenza, e dei suoi abitanti che dal movimento del mare si fanno talvolta cullare, talvolta inghiottire.
Ho apprezzato molto la resa proprio dei paesani, che riescono a nascondersi in silenzi che se da una parte rivelano chiusura, dall’altra sono sintomo di un rispetto quasi religioso per il posto che li identifica come esseri umani, nel lavoro, negli affetti, nelle relazioni. Lo consiglio a chi ha voglia di una storia delicata, ma non per questo meno incisiva.
Bouchard, Roxanne, Eravamo il sale del mare, E/O, 2022, traduzione di Alberto Bracci Testasecca, pp. 288, euro 18,00
Roxanne Bouchard ha deciso già da qualche anno di andare per mare. Ha imparato la vela, dapprima sul fiume San Lorenzo, poi in Gaspésie. Lì alcuni pescatori che andavano a tirare su le gabbie da astici l’hanno invitata a bordo, dove ha constatato che il sorgere del sole su Bonaventure non mente mai. Eravamo il sale del mare è il suo quinto romanzo.