Dolcissima abitudine, di Alberto Schiavone
Torino, 2006. Piera ha sessantaquattro anni, ed è su un treno diretto a Chivasso per partecipare ai funerali dell’uomo che ha scelto come ultimo cliente.
Da quando è poco più che una bambina, Piera – o Rosa, come si fa chiamare da tutti – fa la prostituta. La madre l’ha iniziata al mestiere facendosi guardare in compagnia degli uomini attraverso un foro appositamente creato su una parete della loro casa.
Rosa è una predestinata e lo sa, proprio come sa di non poter tenere il bambino che ancora giovanissima scopre di aspettare, e che vende a una coppia sterile in cambio di qualche soldo.
“A sedici anni Rosa conosce gli uomini e ne ha incontrati più di cento. L’hanno usata, vezzeggiata per mezz’ora. Pagata, e saluti. Non ha frequentato principi innamorati, cavalieri coraggiosi. La sua esperienza è ancora acerba. Non comprende la sfumature. Dl bianco conosce il vuoto e del nero la pesantezza. Potrebbe rubare della cioccolata o ingoiare un uomo”.
Dolcissima abitudine
Rosa è bellissima in ogni sua età. Cresce senza istruzione ma con la consapevolezza di dover guadagnare più denaro possibile per potersi assicurare almeno la libertà dalla povertà, quella che da bambina ha conosciuto bene.
E infatti guadagna soldi, molti soldi, che non sperpera e anzi fa fruttare grazie a investimenti fortunati. Perché certo non sarà istruita, ma conosce la vita ed è parecchio scaltra. Il denaro però non la libera dal pensiero fisso che ha per il figlio, del quale conosce l’identità e le abitudini, perché per tutto il tempo lo segue da lontano, accompagnandolo silenziosamente nella crescita.
Per ironia della sorte, l’unico uomo che davvero Rosa vorrebbe conoscere è l’unico che non riesce a raggiungere. I maschi che ha incontrato le hanno svelato i loro segreti più intimi e si sono lasciati andare a ogni genere di confidenza, ma quelli erano solo clienti. Un figlio è un’altra storia, che la donna non sa bene come scrivere.
Nel dar forma al personaggio di Rosa, Alberto Schiavone rivela una conoscenza approfondita dell’animo femminile, che indaga con estrema naturalezza. La narrazione, che procede attraverso piani temporali diversi, lascia spazio a fatti storici del Novecento che si inseriscono nel racconto rafforzandolo e donandogli rotondità.
Dolcissima abitudine è un romanzo che può essere letto anche come una biografia, e questo ondeggiare tra i due stili rende affascinante una storia che sembra sospesa nel tempo e che a tratti restituisce un’atmosfera fiabesca, ma che in definitiva è un esempio di profonda e struggente verità.
Schiavone, Alberto, Dolcissima abitudine, Guanda, 2019, pp. 252, euro 17,00
Alberto Schiavone è nato a Torino nel 1980 e vive e lavora a Milano. Ha pubblicato i romanzi La libreria dell’armadillo, Nessuna carezza e, presso Guanda, Ogni spazio felice (vincitore del Premio Fiesole Narrativa Under 40 e finalista al Premio Stresa). Dolcissima abitudine è il suo nuovo romanzo.