La cattiva strada, di Sébastien Japrisot
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La cattiva strada, di Sébastien Japrisot

La cattiva strada, di Sébastien JaprisotLa cattiva strada, il libro di Sébastien Japrisot dato alle stampe nel 1950 e pubblicato oggi in Italia da Adelphi, è certamente uno dei migliori romanzi di formazione che mi sia capitato di leggere.

Ambientato in Francia sul finire della Seconda guerra mondiale, racconta un amore giovanile che però ha poco di acerbo e anzi, si scontra col perbenismo dell’epoca anche se, va detto, la storia narrata creerebbe scandalo anche al giorno d’oggi.

Denis ha quattordici anni e studia con scarsi risultati in un collegio di Gesuiti. Il suo basso rendimento scolastico e la sua innata tendenza a indispettire gli insegnanti, gli costano spesso delle punizioni che si traducono in ore extra passate in istituto a studiare sotto stretta sorveglianza e in inviti a partecipare ad attività extrascolastiche.

È proprio durante una di queste attività, ovvero una visita in un ospedale per fare compagnia ai malati, che il ragazzo incontra Clotilde, una suora di ventisei anni che ha preso i voti su insistenza della famiglia. Tra i due nasce quella che all’inizio sembra una tenera amicizia, ma che sfocia presto in un sentimento che entrambi percepiscono pericoloso.

Denis pensa a Clotilde in modo ossessivo e inventa continuamente stratagemmi per poterla vedere il più spesso possibile. La donna, da parte sua, tenta di convincersi di provare per qual ragazzo così giovane un affetto materno, ma si si rende ben presto conto che in lei sta nascendo una passione fatta di pulsioni che poco hanno a che fare con la sfera spirituale.

La cattiva strada

Tra i due scoppia l’amore, anche fisico, consumato di nascosto e tra mille rimorsi. Denis è in profonda crisi, non si confessa più e teme di aver perso la fede; Clotilde sembra invece più preoccupata all’idea di compromettere la reputazione del suo giovane amante che da quella di dover forse togliere la veste, forse perché la vita fuori dal convento le si para davanti come un sogno di concreta libertà.

“Venerdì, dopo le lezioni del mattino, suor Clotilde scese con le alunne e le accompagnò in cortile. Poi tornò agli alloggi delle monache pensando a Denis, come faceva ormai senza sosta, convinta che a forza di pensare a lui con tutta se stessa lo avrebbe indotto ad ascoltare la sua muta supplica e a venire quella sera”.

Un uomo e una donna che si attraggono e si respingono, consapevoli che la strada che scelgono di percorrere potrebbe condurli verso il baratro, ma spinti da un amore folle e un po’ incosciente.

Quelli di Japrisot sono temi forti, ma narrati con la delicatezza che si riconosce in molti autori del primo Novecento francese che, seppur fedeli al pudore, non rinunciano alla scrittura come strumento di divulgazione di argomenti difficili e a tratti ritenuti socialmente immorali.

Japrisot, Sébastien, La cattiva strada, Adelphi, 2018, traduzione di Simona Mambrini, pp. 220, euro 18,00

Sébastien Japrisot, pseudonimo anagrammatico di Jean-Baptiste Rossi, è stato un traduttore, sceneggiatore e regista. Molti dei suoi romanzi sono stati adattati per il cinema. La Cattiva Strada, pubblicato per la prima volta nel 1950 e tradotto per Adelphi nel 2018, venne conferito nel 1966 il Prix de l’Unanimité.

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