La ragazza della palude, di Delia Owens
Mancano ancora sei mesi alla fine dell’anno, ma mi sento di affermare che La ragazza della palude, in libreria per Solferino, sia il libro rivelazione del mio 2019.
Il romanzo d’esordio – e che esordio! – di Delia Owens è da quaranta settimane nella New York Times best seller list, e oggi ne occupa meritatamente il primo posto. Pubblicato in America col titolo Where the crawdads sing (Dove cantano i gamberi), questo lavoro arriva dopo tre saggi che l’autrice ha scritto sulla sua vita da naturalista in Africa, e della sua formazione di zoologa traspare molto.
Credo esistano incontri fortunati, e quello con La ragazza della palude, avvenuto per caso, è certamente uno di quelli. Ho aperto il libro in una mattina di giugno, e l’ho chiuso otto ore dopo con gli occhi pieni di commozione e con la sensazione che avrei sentito la mancanza della piccola Kya, diventata donna nonostante tutto.
La ragazza della palude
Kya vive nella palude, la terra di nessuno che separa le coste del North Carolina dalla cittadina di Barkley Cove. È ancora una bambina quando la madre se ne va di casa abbandonando quello che resta di una famiglia che ha già perso molti pezzi e la lascia lì, in balia di un padre alcolizzato e violento e di un fratello maggiore adorato che però non tarda molto a seguire l’esempio della mamma.
Te stai sempre attenta, Kya. Capito? Se viene qualcuno, te non andare a casa. Ti possono prendere. Corri nella palude e nasconditi tra i cespugli e copri sempre le tracce. Te l’ho imparato come si fa. E puoi nasconderti anche da papà.
Vestita di stracci e abituata a non indossare scarpe, Kya è in età scolare ma entra in classe un’unica volta, trascinata dai servizi sociali, per non farci più ritorno.
La sua scuola è la palude, un luogo che agli occhi di molti sembra desolato e cupo, ma che nasconde tesori preziosi che la piccola comincia a scoprire.
È lì, in quella natura apparentemente ostile, che sboccia. Impara a riconoscere i versi degli uccelli, a sentire il respiro degli alberi e a lasciarsi cullare dal ritmo delle maree. La vera conquista arriva quando il padre, spesso troppo ubriaco per occuparsi della figlia, le dà il permesso di usare la sua vecchia barca a motore. Quella bagnarola diventa lo strumento di libertà della piccola Kya che la usa per avventurarsi negli angoli reconditi della sua terra, ma anche per fuggire ogni volta che non vuole essere vista o per osservare da lontano qualcosa (o qualcuno) verso cui comincia a provare interesse.
La bambina selvaggia e solitaria cresciuta senza famiglia, senza istruzione e abituata a vivere nel fango comincia a farsi donna, e a sbocciare. Gli sguardi beffardi dei suoi coetanei cominciano a lasciare spazio a occhiate languide, e Kya prova ad aprire il cuore.
Tempo dopo, quando il corpo di Cahse Andrews viene ritrovato senza vita tra gli acquitrini, la ragazza che per molto tempo è stata invisibile, diventa la più osservata della città.
Questo romanzo è bello, bello nel senso pieno del termine. Perché è scritto bene e perché riesce a rendere l’idea della compenetrazione tra uomo e natura usando una scrittura delicata ma efficace e veritiera. Nella storia si mescolano il naturalismo, la formazione e il mistery, e l’insieme è armonico e accattivante. C’è un parte legata a un processo dove la suspense regala pagine altissime di letteratura, tanto è perfetto il gioco tra la trama e le emozioni che suscita.
Il mio consiglio? Immergetevi nella palude.
Owens, Delia, La ragazza della palude, Solferino, 2019, traduzione L.Fochi, pp. 414, euro 18,00
Delia Owens è coautrice di tre saggi bestseller sulla sua vita da naturalista in Africa. Ha vinto il John Burroughs Award for Nature Writing e ha scritto, tra gli altri, per «Nature», «African Journal of Ecology», «International Wildlife». La Ragazza della Palude è il suo primo romanzo ed è stato in testa per mesi alle classifiche del «New York Times». Il libro diventerà un film prodotto da Reese Witherspoon per 20th Century Fox, ed è in corso di pubblicazione in 30 Paesi.