Trust, di Hernan Diaz
Andrew Bevel è un brillante e visionario finanziere newyorchese che ha costruito un impero prima dello scoppio della bolla che ha portato al crollo di Wall Street nel 1929, e che da quella vicenda è uscito non solo indenne, ma ancora più ricco e potente. Un genio della finanza dunque, restio alle frequentazioni mondane e in generale ai contatti non finalizzati al profitto. Un uomo così desta la curiosità di chi lo circonda e ancor più dei delatori, che gli addebitano addirittura l’orchestrazione del crollo della borsa. Ma chi è davvero Andrew Bevel?
Per comprenderlo servono quattro storie, che sono quelle che compongono il romanzo, e che rivelano quattro differenti punti di vista.
- Fortune, di Harol Vanner, è un romanzo che parla in modo umanamente disastroso di una coppia nella quale molti riconoscono Bevel e la moglie Mildred. Avete presente quando il disclaimer che dice che “qualsiasi somiglianza con fatti, scenari, organizzazioni o persone, viventi o defunte, veri o immaginari è del tutto casuale” non è credibile perché tanto tutti capiscono esattamente a chi si stia riferendo l’autore? Ecco, se non ce l’avete presente suonate Vanner.
- La mia vita, di Andrew Bevel, offre il punto di vista del finanziere, palesemente irritato da quanto scritto da Vanner, che decide di ingaggiare Ida Partenza, una dattilografa che possiede l’arte della narrazione, per scrivere la sua biografia e ripulire così non solo la sua immagine ma anche quella della moglie ormai defunta, precedentemente descritta in modo ritenuto denigratorio. Perché se chiodo scaccia chiodo, allora anche storia scaccia storia.
- Memorie nel ricordo, di Ida Partenza, è la versione ex post di tutto quello che è accaduto durante la stesura della biografia di Bevel. Sono passati trent’anni da quei fatti, Bevel non aveva eredi e la dinastia si è estinta dopo la sua morte, ma quella che fu la sua casa è diventata un museo ed è lì, nell’archivio, che Ida trova i diari di Mildred.
- Fondazione, di Mildred Bevel, è la raccolta dei pensieri sparsi della donna che è la reale protagonista del romanzo. La conosciamo attraverso i suoi appunti, che ci restituiscono una parte di verità.
Già, una parte della verità perché quella intera, quella insindacabile, forse non esiste se non nella forma che ognuno decide di darle. Mildred Bevel è lo strumento attraverso il quale riusciamo a determinare alcuni aspetti della personalità di Andrew, e a smontarne alcuni tratti da lui stesso descritti a Ida Partenza, ma possiamo fidarci di quello che ha lasciato scritto? Di chi possiamo davvero fidarci?
Trust è un un gioco di incastri che funzionano alla perfezione montati su uno dei periodi della storia americana per me più interessanti di sempre. Non lasciatevi intimorire dal fatto che la storia riguardi in gran parte l’aspetto finanziario dell’epoca: quello è lo sfondo, ed è scritto e tradotto così bene da affascinare chiunque, comprese le menti più resistenti. Ogni dettaglio serve a rendere grande questa storia, scritta e tradotta magistralmente per restituire l’intreccio complesso delle relazioni, il senso del potere, del successo, dell’ambizione, ma anche la caduta e la resa degli esseri umani.
Trust è certamente, per me, il libro rivelazione dell’anno.
Diaz, Hernan, Trust, Feltrinelli, 2022, traduzione di Ada Arduini, pp. 384, euro 19,00
Hernan Diaz è Managing Editor di “Revista Hispánica Moderna” (RHM), e direttore associato dell’Istituto ispanico presso la Columbia University. È l’autore di Borges, Between History and Eternity (Bloomsbury, 2012), e Il falco (Neri Pozza 2018), finalista al premio Pulitzer 2018